giovedì 14 settembre 2017

Cinofilia applicata all'uomo (di Eva Tondini)

Fonte foto: Eva Tondini
Quando scegli un cane, tu lo scegli. Lui in realtà non ti vuole, di te non se ne fa nulla (non ancora...) e resterebbe non sempre felice, ma nella sua quotidianità. I cani adorano la quotidianità. Quindi quando scegli un cane, tu scegli lui ma lui non sceglie te. Resterebbe volentieri nella sua gabbia, oppure coi suoi fratelli e sua madre, ed invece tu lo porti via.
Per  i primi tempi non c'è ancora fiducia, così se il cane morde non dovrebbe stupire nessuno.
Si può fare lo stesso paragone con le persone: quando inizia un nuovo rapporto, amicale amoroso o qualsiasi voglia, non c'è ancora fiducia. Se uno fa un torto al secondo, non c'è questa grande delusione.

La storia insegna
Poi avviene la magia: la fiducia. Ed ecco che la tua scelta viene ricambiata, anche tu sei stato scelto dall'animale. Così due persone si fidano l'uno dell'altro.
E il cane smette di morderti. Se in futuro lo farà tuttavia, ci rimarrai malissimo. Molti dopo situazioni del genere, a volte attuatesi a causa dell'ignoranza della parte umana, decidono di sopprimere l'amico perchè aggressivo, mordace; decidono di rompere il rapporto perché la delusione è troppo grande, ed il dolore con lui... meglio rinunciare.
Se invece il sentimento del legame è forte, si va avanti. Ma (c'è sempre un ma) si instaurerà diffidenza: su dodici anni di vita media dell'animale, magari lui ti avrà morso una volta sola dopo cinque che era con te, e per gli altri sette sarà sempre un ottimo cane fedele e rispettoso. Tu, tuttavia, resterai sempre un po' sull'attenti, sul chi vive, per il resto della sua vita, per il resto del vostro rapporto, memore di avere al tuo fianco un cane o una persona "che morde".

Il perdono
Le prime volte al parco, le prime esperienze insieme, i primi errori intrinseci dell'altro a cui chiedi cambiamento. Il cane scappa. Un classicone. E tu che fai? Lo chiami, ovvero vieni, torna sui passi del tuo errore. Lui non ti risponde. Lo richiami, inizi ad essere arrabbiato. non torna. Lo chiami di nuovo e sai che questa volta se non tornerà la tua rabbia sarà irreversibile. E lui non torna. Allora lo insegui, e dopo lunghe fatiche fisiche lo punisci con violenza.
La situazione si  ripete. Altro giorno al parco, altre  nuove esperienze, sempre i soliti errori.
Chiamata numero uno, e non torna; inizia la rabbia. Chiamata numero due, non torna, sempre più nero. Chiamata numero tre e la pazienza si è ormai vaporizzata, sei cieco di furore, già pronto ad alzare le mani e corrergli dietro e... puff! Magia, lui torna. Che fare? Sfogarsi lo stesso? No. Il figliol prodigo  va premiato, per quanto tu vorresti sfogarti. Non importa quanto tardi torna il cane o la persona dal suo errore, ma se lo fa di sua sponte, il premio è d'obbligo per instaurare quel feedback positivo per cui indubbiamente ripeterà ancora l'atto, ma tornerà sempre prima, fino a che ci vorrà solo un richiamo, o ancor meglio non si allontanerà affatto.
Siamo tutti cani in questo. Ma l'ammissione volontaria del proprio fallo e il saper tornare anche quando l'altro è folle di rabbia, è un gesto di coraggio. E il coraggio si premia sempre col perdono.




1 commento:

  1. I cani amano senza giudizio. Sono esseri intelligenti e sensibili. Osservarli (come lei scrive) di certo aiuta a equilibrarsi nel proprio stile di vita.

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