“Chi sei? Non farmi del male ti prego...”
“Ti scongiuro non farmi del male...”
Un conato di vomito la costrinse al silenzio.
Nell'oscurità della stanza, l’uomo muoveva degli strumenti su un tavolo. Non si curava delle urla e dei pianti di lei, non si curava di niente attorno a sè. Aveva la sua missione. La ragazza doveva pagare, nessuno può giocare a fare Dio, men che meno una puttanella come quella. Avrebbe pagato, così si sarebbe purificata.
La sua era una missione di fede, di fede pura e amore per Dio. Punire i colpevoli: gli umani non possono sostituirsi alla divinità, solo Lui può scegliere della vita e della morte, e in questo caso, della punizione.
Dio gli aveva detto come castigare la ragazza. Lo avrebbe fatto, sì. Era un servo devoto ed obbediente. E quegli strumenti erano a loro volta suoi servi. “Ciò che volevi uccidere, ti ucciderà”, pensava e sorrideva della pena di contrappasso che gli era stata commissionata questa volta. Baciò la croce che portava al collo e prese la prima siringa.
7’00: sveglia
7’05: seconda sveglia
7’09: Maria si tirò su dal letto prima che suonasse anche la terza insopportabile sveglia. “Ennesima giornata del cavol...”. Corse in bagno. Le nausee mattutine erano iniziate da un paio di settimane. Non sopportava dare di stomaco, non sopportava stare male fisicamente.
“Un’altra settimana così e m’impicco”. Uscì dalla stanza, sperando che anche quel giorno i suoi non si fossero accorti di nulla. Non sapevano ancora niente, e mai avrebbero dovuto saperlo, troppa vergogna per lei e la sua famiglia.
Si era innamorata per la prima volta in vita sua, e si era sentita felice, amata. Anche quella mattina pensava a lui. Chissà che fine aveva fatto. Proprio come nelle commedie, rimasta incinta lui si era volatilizzato e probabilmente aveva anche già ottenuto la cittadinanza messicana.
“Sono un’idiota”. Per quanto fosse domenica, si era svegliata presto per sbrigare un pò di impegni scolastici rimandati e che non potevano più aspettare. Così avrebbe potuto studiare un paio d’ore prima di andare in Chiesa con mamma e papà.
Credeva in Dio, profondamente, ma non quanto i suoi: troppo, troppo ortodossi. Avrebbero voluto che si mantenesse “integra” fino al matrimonio, ma diavolo siamo nel terzo millennio, pensò. E inoltre la storia con lui era anche iniziata in Chiesa, al catechismo pomeridiano del sabato, e certe cose non si controllano.