venerdì 15 maggio 2020

Ogni parola è ferma (di Caterina Criscione)

Ogni parola è ferma
sullo scorrere del tempo
dove i passi segnano
l'incedere del sempre.
E un gesto non è meno di una danza
a far girare meglio il mondo.
Stare nell'amore e non pensarlo
così non se ne va.
(da "Ottimismo cosmico", 2020)

Caterina Criscione
(Facebook QUI)



giovedì 14 maggio 2020

Un trattino (di Maria Mancino)

È necessario cercare il rimedio per una buona solitudine da dove ripartire per comprendere gli eventi della vita. Il vero rapporto da recuperare è quello con se stessi. I sentimenti si purificano con il fuoco dell’attesa e di attesa ne stiamo vivendo. Non serve attendere invano, è necessario attendere nel cambiamento, cogliendo le occasioni seppur negative che il momento ci propone. La speranza a volte non è altro che la paura di ciò che desideriamo, in cui non crediamo veramente, quindi non è stazionando in lei che avvengono i cambiamenti. Per diventare veri esseri umani bisogna avere una mente sociale, uno spirito individuale e un atteggiamento positivo verso la vita, sfruttando “la semplicità” che tanto è passata di moda. In fondo cosa siamo? Un trattino di una retta, minuscolo , visibile per un periodo breve, visibile solo ad alcuni e poi altri trattini sulla retta della vita che si susseguiranno . Eppure, in quel frangente, quel trattino, possiamo capovolgerlo e metterlo in evidenza, ma non per il gusto di esporlo, soltanto per dare valore al quel pezzetto di esistenza, sotto l’attento sguardo della vita che è l’unica regista.

Alla domanda: - che cosa desideriamo? L’unica risposta che ci diamo è: - stare bene! Ognuno sceglie il suo modo, e in mancanza di scelta apprezza quello che possiede, per stare bene. Che sia l’armonia di una casa, la realizzazione attraverso un lavoro, un’amicizia, un sorriso, un sapore domestico. In ognuno c’è un posto dove stare bene, ma è dentro di se. Il resto sono accessori. Stare bene è un’impresa e a volte la vita non basta per raggiungere questo stato. Le rinunce, le negazioni, l’adattamento al poco non sono facili da vivere in questo periodo. Sopravvive chi è umile, chi sa della sofferenza, chi ha capito che era un conto da pagare alla natura. Sta bene chi ha intenzione di proseguire, chi fa della difficoltà un mezzo per distillare ciò che davvero ha valore.

Maria Mancino



martedì 12 maggio 2020

Apnoea (di Andrea Pagani)

Mi vedo costretto a raccontare come andarono le cose benché la gran parte di noi, certamente, farà di tutto per contraddirmi, se non addirittura per mettermi a tacere, ma la situazione ormai si è spinta a un punto tale che registrare in ordine, con la necessaria porzione di lucidità, eppure con l’insopprimibile indignazione che il caso comporta, registrare in ordine, dicevo, come si sono succeduti i fatti che hanno generato l’epidemia, la prima fase di apnea immobilismo clausura, e la seconda fase di apertura di schizofrenia di rumorosa follia, dove si annidarono le cause e i responsabili, quali siano stati i primi effetti e forse persino le segrete intenzioni, registrare tutto questo è diventata un’ineludibile urgenza, a costo di farmi nemici gli amici e diffidenti gli affetti, ma devo farlo, perché questo è il prezzo per restare fedele alla giustizia, cioè ammettere che è impossibile tornare alla normalità, perché prima non era la normalità, la natura ci ha dato un segnale, ci ha costretto a fermare la corsa del treno, a risvegliarci dal coma dell’odio, per questo il nostro tempo è andato in pezzi, ingannevole e tragico, una specie di richiamo della natura che ha reagito alla nostra malattia, una maglia rotta nella rete, un varco che ci ha mostrato i veri colpevoli, ci ha obbligati al cambiamento, ecco perché non abbiamo il coraggio di osservarla, la malattia, per quella che è, in faccia, dritto negli occhi, con la stessa onesta tragicità e il suo poderoso bagaglio di simboli, e ci costruiamo pretesti, patetici alibi, per dare una specie di provvidenziale giustificazione al cataclisma proprio quando già eravamo in rovina, un cataclisma sopra le rovine, che ci ha costretto a rivedere una nuova forma di convivenza, ad immaginare rapporti diversi, ora che siamo usciti, apparentemente liberi, a ricostruire sistemi di relazioni a distanza, piccoli centri, piccole speranze, una strada disagevole e lacunosa verso un incerto avvenire ma l’unico che possiamo sognare.



domenica 3 maggio 2020

Pensieri di fine fase uno - Quarantena 2020 (di Andrea Ricci)



Quotidianità. Un male o un bene? Cos’è la quotidianità? Qualcosa di ostile che ci pone in una dimensione senza tempo e senza sollievo, o un rifugio nel quale sentirsi cullati ed immuni dai mali esterni? La risposta non è universale e tantomeno scontata. Quando la nostra routine ci viene negata, sorge però in noi un senso di profonda insicurezza e solo allora riapprezziamo appieno il suo enorme valore. Ci sentiamo impotenti, spaesati. Eppure è proprio questo il momento migliore per lavorare sulla nostra quotidianità, cogliendone ogni dettaglio; togliere il superfluo, fortificare il fondamentale e costruire un equilibrio sul quale porre le fondamenta della nostra felicità.

Unione. A volte le sfide alle quali veniamo sottoposti son troppo grandi per essere oltrepassate da soli; a volte conta più il noi che l’io. È in queste occasioni che la potenza della cooperazione e della solidarietà vengono risaltate appieno. La forza dell’unione trova valore quando il bene comune è posto in primo piano rispetto al bene  individuale.  Tutti  insieme,  per  raggiungere  un  unico  traguardo,  un  unico  obiettivo;  nessuno  escluso, nessuno meno o più importante di qualcun altro. In  fondo,  cos’è  un  musicista  rispetto  ad  un’orchestra?  Cos’è  una  goccia  di  pioggia  in  confronto  ad  una tempesta?

Ambiente. L’ambiente è un argomento che viene affrontato fin troppo poco, per quanto questo sia fondamentale. Forse perché la lotta per salvaguardarlo è una lotta contro noi stessi; l’unica guerra nella quale possiamo fare sia la parte del nemico, che la parte dell’alleato. L’ambiente è il bene primario per eccellenza e l’uomo ne è il suo primo distruttore; eppure l’amore ed il rispetto per la propria casa dovrebbe essere qualcosa di indiscutibile ed essenziale. L’uomo e l’ambiente sono parte di un binomio inscindibile. La Terra è il luogo in cui siamo ospitati; ciò che riflette la qualità della nostra vita, la quale siamo gli unici in grado di regolare e determinare, in positivo o in negativo. Ammirate lo splendore di questo cielo; respirate a pieni polmoni quest’aria pulita. Sarà qualcosa del quale raramente potrete rigodere.

Regole. Spesso le regole vengono viste come create apposta per essere violate ed infrante. La mancanza di regole spesso è genialità, ma a volte è solo follia. Talvolta non esistono eccezioni alle regole; talvolta queste vanno seguite e rispettate passo dopo passo senza possibilità di ribellione. È buffo come ognuno voglia reagirne a suo piacimento, seguendo il proprio capriccio, quando tutto, persino l’universo, è soggetto ad obbedire a leggi eterne. Siate trasgressivi, accettate le regole. Che ci crediate o meno, a volte sono proprio queste che portano alla salvezza.

Affetti. La mancanza degli affetti. Degli amici di una vita e di chi, anche solo per qualche momento, ha lasciato il segno; di tutte quelle persone che riempiono la nostra giornata di gioie e di dolori. Viviamo in una situazione dove ogni rapporto è portato fino all’estremo; un estremo dove mancano condivisione, sguardi, contatto fisico. Una situazione che però risalta il vero valore delle persone e mette in luce chi riesce a far sentire la sua presenza; non per forza fisicamente, anche solo con il pensiero, anche solo in silenzio. Quei rapporti che non è necessario rincorrere, ma che nascono apposta per esserci e rimanere nel tempo.

Nucleo familiare. L’affetto per eccellenza; il più bello da riscoprire e riapprezzare giorno dopo giorno. La famiglia è la virtù che viene trasmessa generazione dopo generazione; una virtù dal valore universale e non quantificabile. La scuola di vita alla quale veniamo affidati per costruirne, col tempo, una tutta nostra. Lì dove ti viene insegnato rispetto e dedizione, ma dove si tende a dar per scontati i valori imparati. Lì dove trovano sfogo i peggiori difetti di ogni persona, ma dove anche quei difetti vengono apprezzati. Lì dove si cerca rifugio e protezione, ma dove paradossalmente si fa fatica a parlare. Lì dove si esagera, ma dove si viene sempre riaccolti senza mai essere giudicati. Lì dove ogni momento complicato trova sostegno, finché non ha soluzione.

Tecnologia. Sono più gli aspetti positivi o gli aspetti negativi della tecnologia? È uno strumento che porta aiuti rilevanti o è qualcosa che ci allontana dalla realtà? Un dibattito aperto, che probabilmente non avrà mai fine. Ritengo che la tecnologia sia un bene, se la si riesce a dosare e non ne si diventa sudditi e dipendenti; se sei tu ad usare lei e non lei ad usare te. In particolare in situazioni di emergenza, come quella che stiamo
vivendo, la tecnologia da la possibilità di non fermarsi e di colmare qualche vuoto. Studio, informazione, contatti; sono tutte cose, insieme a tante altre, che godono della presenza della tecnologia. Un aiuto per niente banale, nel salvaguardare passioni ed emozioni, senza dimenticare che il virtuale non può nemmeno avvicinarsi a ciò che il reale riesce a trasmettere.

Emozioni. In quanto esseri umani siamo vulnerabili e governati dalle emozioni; è incredibile come queste possano cambiare in poco tempo, sfuggendo completamente al nostro controllo. La spensieratezza lascia strada alla paura; la felicità cede il posto a rabbia e tristezza. Il tutto in una società dove le emozioni vengono scoraggiate. Una società dove essere emotivi diventa sinonimo di essere squilibrati ed instabili. Una società che elogia rigore e fermezza, come se fossimo macchine prive di sentimenti. Ma non ne siate succubi; non trascurate le vostre emozioni perché queste sono il collante della nostra personalità e rappresentano la sostanza e la ricchezza di ognuno di noi.

Nostalgia. Uno dei sentimenti predominanti in tutti i noi in questo difficile periodo. Una sofferenza, a tratti logorante, dettata dall’inappagato desiderio di tornare alle nostre abitudini quotidiane. Il lavoro, lo studio, gli affetti, lo sport. Il ritorno immaginario a tutte quelle cose che prima sembravano scontate ed ora assumono un valore enorme; attimi fondamentali della nostra routine giornaliera, che diventano improvvisamente solo un ricordo, dolce e amaro allo stesso tempo. Quindi, mi chiedo, perché attendere che l’istante divenga ricordo prima di apprezzarlo appieno?

Abbraccio. Un gesto semplice, del quale spesso si sottovaluta la potenza. Un magico momento dove il respiro si blocca per la portata dell’emozione, dove non si ha più la percezione del tempo e dove comprensione ed affetto trovano la completa realizzazione. La creazione di tutt’uno; la costruzione di una roccaforte dove ansia e timori non hanno il diritto di entrare. Abbracciatevi, quando questo tormentato periodo sarà finito; non c’è cosa più bella e rilassante di buttarsi e perdersi nelle braccia di una persona alla quale vogliamo bene.
Andrea Ricci
(Facebook QUI)
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