Il giorno della candelora arrivarono con le macchine lustrate .
Scesero uomini schiamazzanti vestiti a festa.Erano più di una ventina.
Tito si fermò a guardarli, stupito da quella insolita apparizione.
-Vieni, lo strattonò sua madre riprendendo la direzione della chiesa.
-Sei il solito curioso.
La messa in latino fu lunga, più lunga del solito.
Tito si girava spesso verso l'uscita per vedere se quegli sconosciuti fossero entrati.
Ma vide le solite facce del paese, facce spente che portavano negli occhi la paura e la povertà
a cui la guerra li aveva indotti.
-Chi erano? Che volevano?
Si chiedeva la gente uscita sul sagrato.
-Hanno chiesto della Paventa, disse il Rosso.
-Si sono avviati a piedi, verso i monti, vedrete andranno poco lontano, l'unica donna aveva persino i tacchi.
Il Rosso nell'indicare la direzione, preso dalla foga inciampò negli scarponi infangati.
Era uno dei pochi della sua età rimasti, troppo piccolo per essere arruolato e tra i partigiani, si diceva fosse stato liquidato per quella sua gamba poliomelitica che si trascinava dietro a fatica.
Il Rosso o lo scemo, lo chiamavano, e questo dice tutto.
Dalle cime scendeva una nebbia che ovattò il paese.
-Non troveranno la strada, ridacchiò il Rosso, tra un po' torneranno indietro, sembra vengano da Bologna.
Il vecchio allora perse la pazienza.
-Smettila di sparare cagate, le chiacchiere non servono, potevi seguirli o dirci subito qualcosa. Qui siamo rimasti in pochi e le donne e i bambini hanno sempre più fame.
-Lassù ci sono i nostri figli.Se i tedeschi sfondano...si mette male
-Vado io, disse il vecchio, tu sei un buono a nulla.
La vecchia gli si parò contro
-Gino non andare, faranno una gita...
-Ah, ah, una gita, questa è buona. Il Rosso era ormai piegato dalle risate.
-Demente! Disse il vecchio, avviatosi ormai verso la strada per l'altipiano.
Un silenzio irreale li avvolse.
La gente rientrò in fretta alle proprie case.
-Tito, lo cercò sua madre. Lui stava vagando tra quei parafanghi dorati, accarezzava la vernice delle portiere umide di nebbia ,sognava di rubarne una e sorpassare le camionette dei tedeschi quando passavano in perlustrazione.
-Tito! Tito, andiamo, i nonni ci aspettano.
-Erano in tanti; io e il nonno li abbiamo sentiti mentre prendevano il crinale, gli uomini parlavano, la donna rideva. I cani nell'aia parevano impazziti , poi quello che guidava il gruppo si è avviato verso la casa. La nonna che sino allora era rimasta fredda e dura allora si mise a piangere.
-Lui non voleva andare, ma quello che chiedeva di loro, il capobranco ha tirato fuori la pistola e gliela ha..
- Ma il babbo dov'è ora ? Chiese la mamma che era sbiancata
-Se lo sono presi, cercavano la strada per incontrare i "loro"
La nonna teneva in grembo dei coniglietti appena nati. la coniglia era morta nello sgravidare,
e lei li aveva salvati col latte di mucca. Nel dirlo, parve prendere coscienza solo allora della gravità dell'accaduto e nell'alzarsi lasciò cadere i coniglietti che rotolarono sulle lastre del pavimento.
-Mangiamo, nonno tornerà presto ma non ora e la polenta è ormai fredda, affrettò mia madre.
Tito nel frattempo raccolse i conigli, li rimise nella cesta e li riporto' nella stalla.
A tavola nessuno parlò, dalla finestra si vedeva salire la nebbia, mangiava le foglie di fico e addensava verso la costa, là dove pareva non esserci più nulla.
A casa però la mamma e i nonni parlavano spesso di loro, che da tempo avevano preso la via dei monti.Facevano attenzione a non farne riferimento in sua presenza, li sentiva discorrere sottovoce.
Ma chi erano loro, cosa ci facevano sopra gli altipiani e proprio ora che stava arrivando l'inverno...
"Quindi sopra la nostra casa a decine di chilometri, che dico, a pochi chilometri, c'è un mondo di cui io non so nulla" Pensava fra sè Tito
-Vado incontro al nonno.
Si alzò di scatto, lasciando nel piatto i fagioli che avevo spolpato dalla polenta.
-Tu non vai proprio da nessuna parte, sua madre lo respinse a sedere.
-E adesso finisci di mangiare, lo sai che è peccato lasciare del cibo nel piatto
Dante imboccò la mulattiera che s'innesta sul sentiero del crinale
Dietro sentiva il gruppo. Alcuni imprecavano, altri bestemmiavano.
-Dobbiamo fidarci del vecchio? disse qualcuno.
Poi saltò su il giovane che sino allora non aveva fiatato.
Aveva tra le mani la cartina che gli aveva passato quello che sembrava essere il capobranco. -Stiamo raggiungendo il crinale, la casa dovrebbe essere qui, vedi oltre l'altro versante. -Andiamo bene. I nostri non dovrebbero essere lontano da qui
Se qualcuno di loro mi vede, è fatta, pensava Dante e non sentiva nemmeno la fatica, nemmeno ora che iniziavano i primi fiotti di neve.
Ma percepiva il gruppo in disgregazione. Alcuni erano tornati indietro, anche della donna non sentiva più le risa sguaiate e questo gli dette forza.
-Io vi lascio qui, proferì Dante col suo accento toscano -Ormai siete a buon punto, avete già capito la strada.
Quello della cartina d'improvviso gli si avventò contro prendendolo per il bavero della giacchetta lisa.
-Vecchio stronzo, se pensi di tornartene a casa per parlare, non hai capito niente, tu non ci hai visti, capito!
Dante paralizzato non fiatò.
-Lascialo, s'intromise il capobranco.
Altri che fino allora avevano taciuto attaccarono.
-Con quella parlantina toscana, ci fregherà.